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USCITA CINEMA: 25/02/2000
REGIA: Danny Boyle
SCENEGGIATURA: John Hodge
ATTORI: Leonardo Di Caprio, Robert Carlyle, Virginie Ledoyen, Guillaume Canet, Daniel York, Somboon Phutaroth, Jak Boon, Jerry Swindall...
FOTOGRAFIA: Darius Khondji
MONTAGGIO: Masahiro Hirakubo
MUSICHE: Angelo Badalamenti
PRODUZIONE: ANDREW MACDONALD
PAESE: USA 2000
GENERE: Drammatico
DURATA: 119 Min
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USCITA CINEMA: 25/02/2000
REGIA: Danny Boyle
SCENEGGIATURA: John Hodge
ATTORI: Leonardo Di Caprio, Robert Carlyle, Virginie Ledoyen, Guillaume Canet, Daniel York, Somboon Phutaroth, Jak Boon, Jerry Swindall...
FOTOGRAFIA: Darius Khondji
MONTAGGIO: Masahiro Hirakubo
MUSICHE: Angelo Badalamenti
PRODUZIONE: ANDREW MACDONALD
PAESE: USA 2000
GENERE: Drammatico
DURATA: 119 Min
Trama breve:
Richard (Leonardo Di Caprio), un giovane americano come tanti di oggi, arriva, zaino in spalla, a Bangkok con pochi soldi e parecchi interrogativi. Prende alloggio in un albergo di terza categoria, e qui conosce una coppia di francesi, Françoise e il suo compagno Etienne. Nella stanza accanto alla sua incontra anche un altro uomo, un certo Daffy, che si definisce un viaggiatore segnato dal sole e dalle droghe.
Su un foglio Richard vede disegnata una mappa: indica un'isola incontaminata che Daffy dice di voler raggiungere. Richard rimane colpito e, dopo averci pensato, capisce che deve unirsi a lui. Va per dirglielo ma lo trova riverso per terra con le vene tagliate. Più che mai Richard si convince di dover proseguire. Coinvolge i due francesi e insieme partono per un viaggio verso l'ignoto.
Su un foglio Richard vede disegnata una mappa: indica un'isola incontaminata che Daffy dice di voler raggiungere. Richard rimane colpito e, dopo averci pensato, capisce che deve unirsi a lui. Va per dirglielo ma lo trova riverso per terra con le vene tagliate. Più che mai Richard si convince di dover proseguire. Coinvolge i due francesi e insieme partono per un viaggio verso l'ignoto.
Trama lunga:
Richard (Leonardo Di Caprio) è un turista americano in cerca di avventure nell'esotica Thailandia. In un alberghetto di Bankok fa la conoscenza di un mezzo folle che gli parla di un'isola segreta e paradisiaca e gli fa dono di una mappa del posto. In compagnia di una coppia di giovani francesi, Etienne e Francoise, Richard si spinge a nuoto fino alla terra promessa e la prima impressione che lo travolge è quella di aver realmente incontrato il luogo più bello ed incontaminato del mondo. Qui vive una comunità di moderni hippies, capitanata da una donna, Sal (Tilda Swinton); un gruppo apparentemente coeso e molto ospitale.
Il punto del terzo film di Danny Boyle, alle prese con la difficile gestione del dopo-Trainspotting, è proprio questo: un'apparenza da sfatare. La comunità di sessantottini cresciuti, lungi dall'essere un tempio di pace e armonia, ben rappresenta il cuore di tenebra dell'essere umano, il luogo in cui –spogliato dei beni materiali- l'uomo è preda delle passioni più basse e meschine, dalla cupidigia alla gelosia, dall'indifferenza all'abitudine alla menzogna. In nome di un segreto da perpetuare (l'esistenza dell'isola non deve divenire fatto noto, pena la perdita della sua bellezza), gli abitanti si crogiolano nell'egoismo, scioccando l'ingenuo Di Caprio che si rifugia allora in un paradiso del tutto artificiale, scollandosi completamente dalla realtà fino a divenire il personaggio di un videogioco in stile "Rambo".
Zeppo di citazioni, da Conrad (e annesso Coppola) al "Signore delle mosche", The Beach si perde strada facendo esattamente come accade al suo protagonista, finendo alla deriva nel moralismo e nello smarrimento narrativo. Il gioco, specie quello duro che sconfina nella crudeltà e nel cinismo, continua ad essere uno dei temi più cari a Danny Boyle, ma questa volta il regista si isola con la sua playstation, peccando dello stesso individualismo di cui peccano i suoi poco amati personaggi. Resta – impossibile da negare - la straordinaria forza delle immagini.
Il punto del terzo film di Danny Boyle, alle prese con la difficile gestione del dopo-Trainspotting, è proprio questo: un'apparenza da sfatare. La comunità di sessantottini cresciuti, lungi dall'essere un tempio di pace e armonia, ben rappresenta il cuore di tenebra dell'essere umano, il luogo in cui –spogliato dei beni materiali- l'uomo è preda delle passioni più basse e meschine, dalla cupidigia alla gelosia, dall'indifferenza all'abitudine alla menzogna. In nome di un segreto da perpetuare (l'esistenza dell'isola non deve divenire fatto noto, pena la perdita della sua bellezza), gli abitanti si crogiolano nell'egoismo, scioccando l'ingenuo Di Caprio che si rifugia allora in un paradiso del tutto artificiale, scollandosi completamente dalla realtà fino a divenire il personaggio di un videogioco in stile "Rambo".
Zeppo di citazioni, da Conrad (e annesso Coppola) al "Signore delle mosche", The Beach si perde strada facendo esattamente come accade al suo protagonista, finendo alla deriva nel moralismo e nello smarrimento narrativo. Il gioco, specie quello duro che sconfina nella crudeltà e nel cinismo, continua ad essere uno dei temi più cari a Danny Boyle, ma questa volta il regista si isola con la sua playstation, peccando dello stesso individualismo di cui peccano i suoi poco amati personaggi. Resta – impossibile da negare - la straordinaria forza delle immagini.
Critica:
"In questo polpettone avventuroso in confezione patinata c'è almeno un'idea forte e interessante. Quella del falsato rapporto con la realtà, l'avventura, il pericolo, di una generazione cresciuta sui videogiochi, la realtà virtuale, gli emozionanti ma teorici rischi elettronici - che fanno scorrere adrenalina ma non fanno pagare danno. 'The Beach', peccato, la propone e la dimentica. Proponiamo un sequel". (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 26 febbraio 2000)"Il film ha una gentilezza di fondo che svapora un po' nell'inconsistenza narrativa, mentre i caratteri non fanno in tempo a evidenziarsi e i loro conflitti interessano poco. Però il carismatico Leo vive la sua esperienza generazionale con una convinzione che per lui è un'eredità di famiglia. 'The Beach' si può infatti leggere come un omaggio del divo a suo padre George, che nelle foto in cui è insieme al figlio figura ancora come un autentico hippie". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 13 febbraio 2000)"Dimenticare 'Titanic'. E farlo dimenticare al pubblico. Per questo Leonardo Di Caorio ha scelto di girare, dopo il successo planetario della struggente love story di Jacke & Rose, un film sporco e indigesto come 'The beach', diretto da Danny Boyle ('Piccoli omicidi tra amici' e lo scandaloso 'Trainspotting'. ( E.R.C. "Panorama, 13 settembre 2001)
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