4 mosche di velluto grigio (1971) (DVDRip)

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REGIA: Dario Argento
SCENEGGIATURA: Dario Argento
ATTORI: Michael Brandon, Costanza Spada, Mimsy Farmer, Jean-Pierre Marielle, Bud Spencer, Aldo Bufi Landi, Marisa Fabbri, Francine Racette...
FOTOGRAFIA: Franco Di Giacomo
MONTAGGIO: Françoise Bonnot
MUSICHE: Ennio Morricone
PRODUZIONE: SALVATORE ARGENTO, UNIVERSAL PRODUCTIONS FRANCE...
DISTRIBUZIONE: CIC
PAESE: Italia 1971
GENERE: Giallo
DURATA: 105 Min

Trama breve:
Dopo aver ucciso involontariamente uno sconosciuto, giovane batterista è perseguitato da un misterioso testimone. L'assassinio di una cameriera lo induce a rivolgersi a un investigatore privato. Gli omicidi continuano. 3° film di D. Argento, è “un repertorio di ‘numeri' e di facce dove, accanto ai rituali del massacro e della menzogna, si snodano anche quelli del lazzo e del ridicolo” (R. Pugliese).
Sempre più incurante della logica e della verosimiglianza narrativa, il giovane regista compiace al proprio talento visionario come un alcolista alla sua sete. Curiosi i contributi di M. Fabbri, B. Spencer e S. Satta Flores.

Trama lunga:
Roberto Tobias, nel soggetto originale Roberto Fabiani, è un batterista in un gruppo rock. È pedinato da alcuni giorni da un misterioso individuo. Una sera, finite le prove con il proprio gruppo, decide di affrontare direttamente il proprio persecutore: trascinatolo in un teatro, lo uccide accidentalmente utilizzando in modo maldestro lo stesso pugnale dell'aggressore. L'omicidio viene fotografato da un misterioso individuo, con il volto nascosto da una maschera carnevalesca e infantile, che da quel momento comincia a perseguitarlo: si introduce di nascosto in casa sua, gli invia foto del delitto avvenuto e oggetti personali del morto. Inizialmente Roberto non fa parola della cosa né agli amici più stretti, né alla moglie Nina, che si accorge però del suo nervosismo. Le minacce dell'individuo proseguono, e Roberto viene aggredito, in piena notte, dal proprio persecutore. Solo a questo punto mette al corrente la moglie di quanto gli è appena accaduto e dell'omicidio di cui è stato protagonista. In un secondo tempo Roberto si rivolge ad un suo amico eccentrico che vive in una baracca, Diomede, soprannominato Dio, che gli consiglia di rivolgersi ad un investigatore privato economico ma affidabile, Gianni Arrosio. Nel frattempo, la domestica di Roberto, venuta a conoscenza dell'identità del persecutore e messasi in contatto con l’individuo per ricattarlo, viene uccisa nel parco dove aveva fissato l'appuntamento. Si scopre frattanto che l'individuo che pedinava originariamente Roberto in realtà non è morto, dato che il pugnale con cui è stato colpito era finto, del tipo usato nelle finzioni cinematografiche: ha solo accettato di collaborare con l'assassino per mettere in scena una falsa morte. Dopo l’omicidio della domestica però non vuole più collaborare con l’assassino e quando glielo comunica finirà a sua volta ucciso, colpito in faccia e strozzato con un filo di ferro. Roberto è da tempo afflitto da un incubo ricorrente: la decapitazione di un individuo (di cui ignora l'identità) da parte di un boia armato di scimitarra, in una affollatissima piazza araba. Impaurito, Roberto tuttavia non cede alle insistenze della moglie che gli chiede di allontanarsi da casa con lei, e lasciatala libera di partire rimane solo con Dalia, cugina della consorte, con cui allaccia una relazione clandestina. L'investigatore privato è un personaggio stravagante con all'attivo ben 83 casi falliti da quando ha iniziato la sua carriera di detective; si rivelerà in seguito, un segugio dotato di fiuto fino, capace di avvicinarsi molto all’identità dell'assassino. Il detective, mentre analizza alcune foto familiari procurategli da Roberto, scopre, in una di queste, una strana somiglianza: scopre cioè che l'assassino era stato chiuso anni prima in un manicomio a causa di una grave paranoia provocata dal padre adottivo, scomparsa poi dopo la morte di quest'ultimo. L’investigatore Arrosio non farà in tempo a riferire questa scoperta a Roberto: mentre cerca di inseguire l’assassino verrà da questi ucciso in un bagno della metropolitana con un'iniezione di veleno al torace. Emblematica la sua morte col "sorriso", felice di aver risolto il suo primo caso. In seguito è la volta di Dalia, che viene aggredita in casa di Roberto e uccisa a coltellate dopo aver iniziato ad avere dei sospetti sull'identità dell'assassino. È a questo punto che la polizia, incapace di identificare il colpevole, decide di far ricorso ad una moderna tecnologia: esaminando la retina della vittima sarà possibile ricavare l'ultima immagine impressa su di essa prima della morte e, si spera, il volto dell'aggressore. Il tentativo, tecnicamente riuscito, risulta tuttavia vano, in quanto l'unica confusa immagine che emerge dalla retina di Dalia è quella di quattro mosche, sfocate e sgranate. A fronte del mistero, a Roberto non resta che aspettare il proprio aggressore a casa armato di pistola. In una notte di vento, scoprirà la soluzione del caso: sua moglie lo raggiunge a casa cercando di convincerlo ad andare via insieme a lei, ma Roberto rifiuta dicendole di prendere la macchina e allontanarsi da lì. Mentre sta spingendo la moglie fuori di casa, nota il suo ciondolo: una mosca. L'ultima immagine vista da Dalia era quindi il ciondolo di Nina che oscillava: l'assassina è proprio sua moglie. La donna, dopo averlo ferito ad un braccio, confessa a Roberto di volerlo uccidere per vendicarsi di suo padre, che gli somigliava molto. Nina racconta che il padre, volendo ad ogni costo un figlio maschio, l'aveva fatta soffrire picchiandola, facendola vestire da uomo e offendendola. Per questo motivo era finita in manicomio. Per anni, lei aveva progettato di uccidere suo padre, per liberarsi della sua paranoia; alla sua morte, aveva cercato invano qualcuno che gli somigliasse per potersi vendicare. E l'incontro con Roberto fu per lei un miracolo. Mentre tenta di uccidere Roberto sparandogli, Nina viene messa in fuga da Diomede ma fuggendo in auto fa un incidente e muore decapitata. Il condannato nel sogno di Roberto era proprio lei.

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