REGIA: Bryan Singer
SCENEGGIATURA: Christopher McQuarrie
ATTORI: Gabriel Byrne, Kevin Spacey, Stephen Baldwin, Chazz Palminteri, Kevin Pollak, Pete Postlethwaite, Benicio Del Toro, Giancarlo Esposito...
FOTOGRAFIA: Newton Thomas Sigel
MONTAGGIO: John Ottman
MUSICHE: John Ottman
DISTRIBUZIONE: LUCKY RED DISTRIBUZIONE - DELTAVIDEO - DVD LUCKYRED HOMEVIDEO
PAESE: USA 1995
GENERE: Thriller
DURATA: 105 Min
Trama:
In California, una nave esplode sul molo di San Pedro: un noto criminale. Dean Keaton, viene ucciso nella stiva da un ignoto dove ha appiccato il fuoco mentre l'equipaggio è stato sterminato. L'unico sopravvissuto alla strage, un delinquente di mezza tacca, lo storpio Verbal Kint, viene interrogato da David Kujan, poliziotto doganale. Verbal rivela che sei settimane prima si era trovato inspiegabilmente in un confronto all'americana con quattro noti criminali: Dean Keaton, ex poliziotto corrotto; il violento McManus col socio di rapine Fenster; lo specialista in esplosivi Todd Hockney.
Dall'incontro era nata l'idea di tendere una trappola ad un gruppo di poliziotti corrotti che servendosi di automobili della polizia permettevano a trafficanti di droga e smeraldi di consegnare merce e ritirare soldi. Il colpo riesce e l'organizzazione smantellata. Poi il ricettatore a Los Angeles dà loro un'altra indicazione per rapinare gli smeraldi di un texano. Ma tre uomini restano uccisi e sui quattro criminali si allunga l'ombra di un fantomatico boss, che li ricatta tramite il suo avvocato Kobayashi. Fenster, che vuole dileguarsi, viene trovato morto. I loro dossier sono nelle mani del misterioso Keyser Soze, che tramite l'avvocato ordina loro di uccidere l'equipaggio di una nave di trafficanti rivali argentini, eliminare il carico di droga e tenersi il denaro. Invano Keaton cerca di eliminare Kobayashi: costui conosce fatti e misfatti di ciascuno, ed ha ingaggiato l'amante di Keaton, avvocato, per ottenere la sua naturalizzazione e minaccia di ucciderla. L'impresa viene compiuta, ma dopo aver fatto fuori l'equipaggio, e perso Todd, ucciso da un ignoto killer, McManus e Keaton si accorgono che non c'è droga a bordo. C'è invece un argentino, Mendoza, che Dave sa essere l'unico capace di identificare il misterioso Keyser Soze, e che questi uccide. A David viene riferito da un collega che all'ospedale un marinaio ungherese scampato ed ustionato ha fatto il nome di Soze, che egli crede essere Keaton. Ma Verbal si rifiuta di credere che l'amico lo abbia tradito. Rilasciato, lo zoppo ritrova per incanto l'uso dell'arto offeso e risale a bordo di una lussuosa limousine che lo aspetta, mentre Kujan troppo tardi si accorge di esser stato giocato.
Dall'incontro era nata l'idea di tendere una trappola ad un gruppo di poliziotti corrotti che servendosi di automobili della polizia permettevano a trafficanti di droga e smeraldi di consegnare merce e ritirare soldi. Il colpo riesce e l'organizzazione smantellata. Poi il ricettatore a Los Angeles dà loro un'altra indicazione per rapinare gli smeraldi di un texano. Ma tre uomini restano uccisi e sui quattro criminali si allunga l'ombra di un fantomatico boss, che li ricatta tramite il suo avvocato Kobayashi. Fenster, che vuole dileguarsi, viene trovato morto. I loro dossier sono nelle mani del misterioso Keyser Soze, che tramite l'avvocato ordina loro di uccidere l'equipaggio di una nave di trafficanti rivali argentini, eliminare il carico di droga e tenersi il denaro. Invano Keaton cerca di eliminare Kobayashi: costui conosce fatti e misfatti di ciascuno, ed ha ingaggiato l'amante di Keaton, avvocato, per ottenere la sua naturalizzazione e minaccia di ucciderla. L'impresa viene compiuta, ma dopo aver fatto fuori l'equipaggio, e perso Todd, ucciso da un ignoto killer, McManus e Keaton si accorgono che non c'è droga a bordo. C'è invece un argentino, Mendoza, che Dave sa essere l'unico capace di identificare il misterioso Keyser Soze, e che questi uccide. A David viene riferito da un collega che all'ospedale un marinaio ungherese scampato ed ustionato ha fatto il nome di Soze, che egli crede essere Keaton. Ma Verbal si rifiuta di credere che l'amico lo abbia tradito. Rilasciato, lo zoppo ritrova per incanto l'uso dell'arto offeso e risale a bordo di una lussuosa limousine che lo aspetta, mentre Kujan troppo tardi si accorge di esser stato giocato.
Critica:
Scritto da Christopher McQuarrie nella intrigante ma lambiccata struttura narrativa esposta, I soliti sospetti è un thriller che incuriosisce senza mai appassionare; e questo a dispetto del buon gioco corale degli interpreti, fra i quali spiccano il dolente Byrne e l'enigmatico Spacey, e di certe suggestioni di regia. Il problema è che pur ispirandosi ai migliori modelli del "noir", dai classici Anni 40 a Tarantino e ai fratelli Coen di Il crocevia della morte, il ventottenne Bryan Singer resta troppo schiavo della sua cinefilia per riuscire a dar vita e respiro ai personaggi e alla storia. Ciò non toglie che questo suo secondo film lo collochi nella lista dei cineasti da tener d'occhio. (La Stampa, Alessandra Levantesi, 11/12/95)Non vi dico altro, tranne che pur apprezzando il piglio autoriale di Singer rilutto a entusiasmarmi per un film che negli Usa sta diventando un piccolo fenomeno di culto. Neppure gli interpreti si sottraggono all'ipoteca manieristica impegnati come sono con personaggi senza qualità. (Corriere della Sera, Tullio Kezich, 7/12/95)Mi dicono che chi non è del tutto impreparato ai trucchi del genere indovini ben presto, in base all'aureo principio della massima improbabilità (o della banalità del male), l'identità del terrificante Keyser Soze. Nonostante qualche familiarità con i misteryes devo confessare che la scoperta mi ha colta impreparata ma forse semplicemente perché trovo il film nel complesso un'esercitazione non proprio eccitante e generalmente forzata. Quasi che il giovane Singer - indubbiamente dotato di talento - avesse voluto strafare rimpinzando il film di trappole, inganni, figure retoriche, "ralenti", falsi flash-back. Così che I soliti sospetti finisce per rasentare la parodia senza averne il coraggio, e ci lascia con una Sagrada Familia senza pinnacoli e con la sensazione di essere stati un po' presi in giro. (La Repubblica, Irene Bignardi, 3/12/95)
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