Nauta (2011) (MD)

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Informazioni sul film / Scheda Film:

Trama breve:
Bruno, antropologo e professore universitario, apprende che sull'isola di La Galite si è verificato uno straordinario quanto misterioso fenomeno naturale. Risvegliatosi dallo stato di apatia in cui è caduto per la crisi con l'amatissima moglie Sara, decide di riprendere gli studi relativi ad alcune antiche testimonianze storiche del fenomeno e, ottenuti in qualche modo dei finanziamenti, mette insieme una spedizione, che parte alla volta di La Galite alla ricerca della perfetta armonia tra l'uomo e la natura.
Il gruppo è formato da Davide, burbero capitano e vecchio amico di Bruno, Max il suo nuovo marinaio, Laura, giovane biologa, e Lorenzo, esperto di sport estremi e provetto sommozzatore. Su tutti domina "Mariella", lo splendido e antico yacht a vela di Davide. Durante i tre giorni di traversata l’equipaggio, costretto all’intimità forzata tipica della navigazione, vive prima una fase di reciproca diffidenza e poi una di grande apertura, dove tutte le anime della compagnia si svelano, ma, soprattutto, in maniera morbida ed emozionante, il mare, i paesaggi ed il legame strettissimo con la natura indirizzano il gruppo a rapporti sempre più semplici e diretti, facendo crescere in loro il desiderio di scoprire davvero il segreto del fenomeno. Il viaggio cambierà le loro vite.

Trama completa:
Bruno insegna antropologia in un’università del Sud Italia, dove cerca di spiegare ai suoi studenti i principi dell’armonia dell’universo secondo le filosofie orientali, anche se da quando è stato lasciato dalla moglie è la sua serenità interiore il problema che più lo tormenta. Una sera, riceve una telefonata da un suo vecchio amico che gli racconta concitato di aver assistito a uno straordinario fenomeno naturale sull’arcipelago di La Galite, in mezzo al Mediterraneo. Determinato ad appigliarsi allo studio del fenomeno per risollevarsi dalla sua crisi personale, Bruno riesce ad ottenere i finanziamenti pubblici per la ricerca e a mettere assieme una squadra con cui partire via mare: il capitano Davide, il marinaio Max, l’esperto esploratore Lorenzo e Laura, una giovane biologa cocainomane e raccomandata che saprà agitare gli equilibri dell’imbarcazione.
Nella tradizione poetica e letteraria, il “nauta” è il viandante del mare e della coscienza, colui che naviga a vista nel fosco oceano dell’esistenza. Nel caso del film d’esordio di Guido Pappadà, questo ideale romantico si combina e si confonde con la sensibilità delle culture new age e con l’esistenzialismo dei trenta-quarantenni in crisi e da questo abbraccio di yin e di yang, di spiritualismo e materialismo, sviluppa il racconto della traversata di cinque personaggi arenati o alla deriva. Come in ogni road movie che si rispetti (condotto via mare anziché via terra), anche questo viaggio diventa un percorso di conoscenza reciproca e di maturazione interiore, prima ancora che un’impresa accademica volta a scoprire dove il mare e l’orizzonte entrano in comunione mistica e visionaria. Ma, contrariamente a quanto concepito dai principi della cosmologia taoista, in Nauta le componenti oppositive non convivono in armonia ma si disperdono come se animate da correnti diverse.
Da quando il film comincia la sua traversata in mare aperto, le unità di tempo e di luogo convergono tutte negli spazi ristretti della barca, fra stiva e coperta, e le suggestioni evocative e poetiche vengono invece delegate ai tramonti e ai riflessi lunari marcati dagli effetti di post-produzione e dalla correzione del colore. Così, a dispetto delle aspirazioni trascendentali e delle tensioni verso l’infinito promulgate, la sensazione è quella di trovarsi di fronte a una sorta di kammerspiel, un “gioco da camera” di impostazione teatrale in cui le dinamiche degli affetti e il progressivo disvelamento delle psicologie e delle interiorità dei personaggi restano sempre a pelo d’acqua. I cinque personaggi non mancano di complessità e di interesse, così come gli attori che li interpretano sono capaci e convincenti, ma tutti si muovono su onde talmente placide e tranquille da lasciar galleggiare un sentimento di disinganno, come se qualcosa di più grande e più complesso tardasse continuamente ad arrivare. E quando arriva, purtroppo si palesa solo come un lieto fine goffamente romantico, capace di mettere armonia solo all’interno di un universo consolatorio.

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