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USCITA CINEMA: 24/08/2007
REGIA: Cristian Mungiu
SCENEGGIATURA: Cristian Mungiu
ATTORI: Anamaria Marinca, Laura Vasiliu, Vlad Ivanov, Alex Potocean, Luminita Gheorghiu, Adi Carauleanu, Ioan Sabdaru, Cristina Buburuz, Marioara Sterian...
FOTOGRAFIA: Oleg Mutu
MONTAGGIO: Dana Bunescu
PRODUZIONE: Mobra Films
DISTRIBUZIONE: Lucky Red
PAESE: Romania 2007
GENERE: Drammatico
DURATA: 113 Min
Trama:
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USCITA CINEMA: 24/08/2007
REGIA: Cristian Mungiu
SCENEGGIATURA: Cristian Mungiu
ATTORI: Anamaria Marinca, Laura Vasiliu, Vlad Ivanov, Alex Potocean, Luminita Gheorghiu, Adi Carauleanu, Ioan Sabdaru, Cristina Buburuz, Marioara Sterian...
FOTOGRAFIA: Oleg Mutu
MONTAGGIO: Dana Bunescu
PRODUZIONE: Mobra Films
DISTRIBUZIONE: Lucky Red
PAESE: Romania 2007
GENERE: Drammatico
DURATA: 113 Min
Trama:
Otilia e Gabjta sono due studentesse universitarie che alloggiano nel dormitorio di una città romena. Siamo negli anni che precedono la caduta del regime di Ceausescu e Gabjta affitta una stanza d’albergo in un hotel di bassa categoria. Ha un motivo preciso: con l’assistenza dell’amica ha deciso di abortire grazie anche all’intervento di un medico che però rischia l’arresto, essendo l’interruzione procurata della gravidanza un reato. Otilia resta a fianco dell’amica soffrendo intimamente per quanto sta accadendo e scoprendo progressivamente la fragilità della sua condizione umana.
Il film di Cristian Mungiu si inserisce nel progetto “Tales from the Golden Age” che intende proporre in più film l’epoca che precede la fine del comunismo in Romania passando attraverso piccole storie individuali. Il regista nato nel 1968 conosce bene la materia che ha deciso di trattare e mostra una certa sicurezza nell’impianto stilistico del film. Gli manca però la capacità di inserire, magari anche solo per piccoli accenni, il clima politico dell’epoca con la sua progressiva marcia verso la dissoluzione. Ci troviamo quindi di fronte a una storia universale (in Romania o altrove l’aborto procurato è comunque e sempre un dramma) proposta con una sorta di distaccata partecipazione. In particolare è attraverso lo sguardo e la sofferenza di Otilia che partecipiamo al trauma. È lei, quasi più che l’amica, a divenire sempre più consapevole del vuoto che la circonda, della solitudine profonda da cui sembra impossibile uscire. Così quel feto che inizialmente il regista sembra non volerci mostrare ma che poi compare in tutta la sua fragilità è una sorta di ‘doppio’ della protagonista ormai priva di un futuro.
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