11 Settembre 2001 (2002) (DVDRip)

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USCITA CINEMA: 11/09/2002
REGIA: Youssef Chahine, Amos Gitaï...
SCENEGGIATURA: Youssef Chahine, Amos Gitaï, Marie-José Sanselme...
ATTORI: Nour El-Sherif, Ahmed Seif Eldine, Sanaa Younes, Ahmed Fouad Selim, Maher Essam, Eveline Selim, Hesham Abd Elkhaleq...
FOTOGRAFIA: Mohsen Nasr, Yoav Kosh, Masakazu Oka, Toshihiro Senio...
MUSICHE: Gustavo Santaolalla, Osvaldo Golijov, Tarô Iwashiro, Vladimir Vega
PAESE: 2002
GENERE: Drammatico
DURATA: 134 Min

Questo film, a differenza di tutti gli altri, ha impegnato un numero sei volte superiore di esperti rispetto alla norma. Se volete leggere tutti i nomi e le altre informazioni, andate QUI

Trama:
Il “produttore artistico” Alain Brigand ha dato mandato a undici registi di impegnarsi in un cortometraggio di 11 minuti 9 secondi e un decimo che ricordasse, a un anno di distanza, la strage di Manhattan. Il film è stato presentato a Venezia, dove ha suscitato polemiche.
Nei titoli viene detto che ciascun autore si è espresso liberamente e secondo la propria storia. Il primo “corto” è di Samira Makhmalbaf (Iran). Il quadro è quello dei tre milioni di afgani profughi in Iran. Una giovane insegnante cerca di far osservare un minuto di silenzio per le vittime delle torri. I bambini commentano alla loro maniera la morte di tanti innocenti. Poetico-minimale. Claude Leouch (Francia). New York: una sordomuta vive con un assistente di sordomuti. Lui esce di casa, ha un appuntamento vicino alle torri. Lei gli scrive una lettera “per lasciarlo prima che lo faccia lui”. Sul televisore, che la donna non vede appaiono le immagini del disastro. Poco dopo lei apre la porta e si trova davanti l’uomo, una statua di polvere piangente. Sofisticato. Youssef Chahine (Egitto). Innamorato di se stesso il regista si mette al centro del film. E’ a New York per una conferenza proprio “quel giorno”. Decide di non parlare. Lo vediamo a Beirut dove un ragazzo esce nudo dal mare e indossa una divisa. Trattasi di un marines ucciso a Beirut nell’84 dai terroristi. Vediamo anche un kamikaze, anche lui redivivo, che fa scoppiare un’autobomba e poi dice le sue ragioni. Chahine annuncia che Bin Laden è un prodotto degli Stati Uniti e poi, al computer fa la conta dei morti causati dall’America: Vietnan, Sudamerica, Hiroshima ecc. Insomma la tesi è che la strage delle torri, gli USA se la sono voluta. Demagogico, banale, basso profilo e supponente. Il film peggiore. Danis Tanovic (Bosnia). In Bosnia una ragazza sta per manifestare a favore del proprio paese. La tivù mostra le torri. La ragazza non rinuncia a manifestare, anche per le torri. Confuso. Idrissa Ouedraogo (Burkina Faso). Siamo in quel paese dell’Africa centrale, poco dopo l’11 settembre. Alcuni ragazzi vedono Bin Laden uscire da un albergo di lusso, si organizzano per catturarlo e incassare 25 milioni di dollari. Ma lui prende un aereo e se ne va. Surreale-divertente. Ken Loach (Regno Unito). Pablo è un cileno fuggito dal suo paese dopo la morte di Allende (11 settembre del ’73). Scrive una lettera ideale ai famigliari delle vittime di Manhattan accomunando il loro dolore a quello dei famigliari delle vittime di Pinochet. Il “corto” è un documentario sul Cile di quel periodo: Kissinger e Cia complici del colpo di stato, torture e uccisioni. Cose conosciute e dolore condiviso dal mondo. Loach, vecchio comunista, va fuori tema. Odia l’America e in sostanza la sua è la stessa tesi del musulmano Chahine. E non riesce a nascondere la soddisfazione per l’America finalmente punita. Ideologico-sgradevole. Alejandro Gonzalez Inarritu (Messico). Nel buio totale si sentono i rumori e le voci dal vivo, della gente disperata, dei soccorritori, nelle torri e intorno. Le poche immagini mostrano i poveretti che precipitano. Esce la scritta finale: la luce di Dio è guida o acceca? Doloroso. Il migliore. Amos Gitai (Israele). C’è l’ attentato di un kamikaze a Tel Aviv. Una giornalista televisiva cerca di fare il suo servizio intralciando i lavori dei soccorritori. Le dicono che c’è stata la strage a Manhattan, ma a lei non importa nulla. Piano sequenza con macchina a mano. Più virtuoso che significativo. Mira Nair (India). Storia vera: un ragazzo pakistano-americano prima viene ricercato come complice degli attentatori, poi risulta essere un poliziotto eroe. La madre, sulla bara del figlio fa un discorso su Allah che sarà pure grande, ma non sempre comprensibile. Banal-impegnato. Sean Penn (USA). Un vecchio (Ernest Borgnine) è impazzito per la morte della moglie. Parla con lei, tutta la sua giornata vive intorno a quella presenza che non c’è. Un vaso di fiori appassiti per la mancanza di luce torna a fiorire quando una delle torri cade e lascia passare il sole. Il vecchio mostra al cuscino della moglie il miracolo. Poesia del dolore.

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