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USCITA CINEMA: 29/10/2004
REGIA: M. Night Shyamalan
SCENEGGIATURA: M. Night Shyamalan
ATTORI: Bryce Dallas Howard, Joaquin Phoenix, Adrien Brody, William Hurt, Sigourney Weaver, Brendan Gleeson, Cherry Jones, Celia Weston...
FOTOGRAFIA: Roger Deakins
MONTAGGIO: Christopher Tellefsen
MUSICHE: James Newton Howard
PAESE: USA 2004
GENERE: Thriller
DURATA: 107 Min
Trama:
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USCITA CINEMA: 29/10/2004
REGIA: M. Night Shyamalan
SCENEGGIATURA: M. Night Shyamalan
ATTORI: Bryce Dallas Howard, Joaquin Phoenix, Adrien Brody, William Hurt, Sigourney Weaver, Brendan Gleeson, Cherry Jones, Celia Weston...
FOTOGRAFIA: Roger Deakins
MONTAGGIO: Christopher Tellefsen
MUSICHE: James Newton Howard
PAESE: USA 2004
GENERE: Thriller
DURATA: 107 Min
Trama:
M. Night Shyamalan ci riprova con una pellicola circondata da mistero e da grandi aspettative, forse troppe. Il thriller è ben girato e suggestivo ma purtroppo a questi pregi si devono aggiungere alcuni intoppi nella trama che incespica su se stessa troppo a lungo relegando il film nel limbo dei titoli che potevano essere qualcosa di più.
Gli abitanti di un villaggio simil-luterano immerso nei boschi vivono in armonia con la natura isolati dal resto del mondo. Non per tutti l'isolamento è una scelta, in quanto da tempi immemorabili l'ingresso nei boschi, popolati da misteriose creature, è vietato. Il giovane Lucius, insofferente verso una tale imposizione, sfiderà il divieto e risveglierà i tanto temuti esseri silvani.
Il regista conferma la sua capacità di stupire a breve termine ma fa credere allo spettatore, illudendolo, che gli offrirà un banchetto completo per poi sfiancarlo a furia di antipasti. L'assurda montatura pubblicitaria del film, nel poco onesto tentativo di attirare il maggior numero di spettatori giocando sporco sul confine tra thriller e horror, ne ingrandisce i difetti. Forse nel compulsivo tentativo di stupire a tutti i costi, la storia narrata deraglia verso territori che lasciano lo spettatore insoddisfatto, o addirittura con la sensazione di essere stato preso in giro. Il film ha indubbiamente dei pregi come thriller, ma rientrano tutti nelle due stelline di valutazione.
Critica:
"Più che un film di paura, 'The Village' è un film sulla paura: la paura che assedia l'America dopo gli attentati alle Twin Towers; la paura, che ne ha fatto un Paese protetto fino all'autoesclusione; la paura che i governanti usano come strumento di potere e di controllo della vita degli altri. Lì accanto, la nostalgia di un mondo innocente e aurorale, da cui l'America è stata definitivamente risvegliata all'inizio del millennio. 'The Village' è anche un film (non d'amore ma) sull'amore. L'amore si presenta come l'altra faccia della paura, che consente di non farsi annientare ma di crescere, di superarsi anche attraverso prove dolorose. Distinguendo in modo netto tra superstizione e fede, il film tocca il livello alto della parabola, mille leghe avanti alla gran parte dei thriller orrorifici in circolazione. E tutto ciò senza togliere un'unghia di paura, né del piacere di spaventarsi davanti a uno schermo." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 29 ottobre 2005)"'The Village' sembra 'La fattoria': e lo è, consapevolezza dei personaggi più giovani in meno. Ma non è questa la ragione per la quale 'The Village' lascia freddi. C'è soprattutto la sproporzione fra attese ed esito: se Shyamalan fosse un esordiente, il suo film si segnalerebbe come superiore alla media della produzione cinematografica americana; per non dire di quella italiana. Ma c'è ormai chi lo chiama maestro. Poi - come 'Big Fish' di Tim Burton - 'The Village' è velleitario e prolisso, anche per chi conosce i ritmi mai frenetici del regista d'origine indiana. Per quasi due ore qui non succede nulla. E il finale è degno di un episodio della serie tv 'Ai confini della realtà', spesso arguti, certo, ma vecchi di mezzo secolo. Infine, qui non c'è il cupo mistero del 'Sesto senso', né la nicciana durezza di 'Unbreakable': solo autocitazioni dal fiacco 'Signs'. Qualche unghiata, comunque c'è, ma sfuggirà ai più: l'irrisione del 'beati gli ultimi', con lo scemo e la cieca del 'Village' che, in quanto presunti innocenti, possono sfidare la minaccia delle creature del bosco; alla logica della proprietà privata, che devia le rotte degli aerei, se qualcuno d'importante tiene alla pace." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 29 ottobre 2004)"Il tipo di film prediletto dal regista americano trentaquattrenne M. Night Shyamalan, vicende soprannaturali di convivenza tra vivi e morti, thriller di fantasmi ha ottenuto nel mondo occidentale grandi e significativi successi: quasi che la gente cercasse fuori delle religioni altre fedi, altre speranze. (...) Gli spettatori vengono immersi in grovigli di simboli, il thriller può suscitare molte interpretazioni, l'incubo di un passato terribile si scioglie soltanto alla fine. Attenzione al colore giallo: sia nella accezione luminosa dei fiori di campo e del sole, sia nei toni più spenti, non è innocente." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 29 ottobre 2004)"Piacerà alla sempre più folta schiera dei fans di M. Night Shyamalan, il regista di origine indù, che dopo tre en plein ('Sesto senso', 'Unbreakable' e 'Signs'), s'è conquistato il fatidico 'nome sopra il titolo'. Come Alfred Hitchcock. Nel cast ci sono Sigourney Weaver e William Hurt, ma sul manifesto li han messi, volutamente a caratteri illeggibili. Il film ha almeno una ventina di scene che strapperanno il griderello alle spettatrici in vena di esternazioni. (...) Ma 'The Village' ha anche il fascino delle più cupe favole gotiche. Che è l'odissea attraverso il bosco della piccola Bryce Dallas Howard se non una rivisitazione di Cappuccetto Rosso con gli aliens al posto del Lupo Cattivo?." (Giorgio Carbone, 'Libero', 29 ottobre 2004)"Un microcosmo così perfetto e autosufficiente che odora di metafora lontano un miglio e quando la metafora è troppo scoperta, si sa, il film ne risente.
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