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USCITA CINEMA: 08/10/2010
REGIA: Jon Chu
SCENEGGIATURA: Amy Andelson, Emily Meyer
ATTORI: Rick Malambri, Adam G. Sevani, Sharni Vinson, Alyson Stoner, Keith Stallworth, Kendra Andrews, Stephen Boss, Joe Slaughter...
FOTOGRAFIA: Ken Seng
MONTAGGIO: Andrew Marcus
PRODUZIONE: Offspring Entertainment
DISTRIBUZIONE: Eagle Pictures
PAESE: USA 2010
GENERE: Sentimentale, Musicale
DURATA: 107 Min
Trama:
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USCITA CINEMA: 08/10/2010
REGIA: Jon Chu
SCENEGGIATURA: Amy Andelson, Emily Meyer
ATTORI: Rick Malambri, Adam G. Sevani, Sharni Vinson, Alyson Stoner, Keith Stallworth, Kendra Andrews, Stephen Boss, Joe Slaughter...
FOTOGRAFIA: Ken Seng
MONTAGGIO: Andrew Marcus
PRODUZIONE: Offspring Entertainment
DISTRIBUZIONE: Eagle Pictures
PAESE: USA 2010
GENERE: Sentimentale, Musicale
DURATA: 107 Min
Trama:
Moose e Camilla, ex ballerini della Maryland School of Arts, arrivano a New York per frequentare l'università. Anziché presentarsi a lezione di ingegneria, però, il ragazzo si lascia immediatamente conquistare da un gruppo di ballerini di strada e finisce nel covo dei Pirati, la crew capitanata da Luke, che vive e si allena in un grande edificio industriale recuperato.
Tutto ansioso di proporsi come il primo film danzereccio girato in digital 3D, il terzo Step Up trascura colpevolmente la scrittura, candidandosi per i peggiori dialoghi della stagione. Svista inutile, per giunta, dato che la tridimensionalità, in questo caso come in troppi altri, nulla aggiunge e nulla toglie. Paradossalmente, anzi, la scarsa cura dei dialoghi, riducendo ogni scambio verbale ad una sorta di slogan (“dobbiamo vincere!”, “possiamo ancora farcela!”, “mi hai mentito!”), annulla il portato della tecnica e riporta il testo “a una dimensione”, quella di un fumettone cartaceo.
Chu, ex ballerino, ha avuto il merito fin dal secondo capitolo (il primo nelle sue mani), di curare invece molto le coreografie; ma, se nel lavoro precedente faceva entrare il ballo nel tessuto del film, così che allo stile della danza corrispondesse quello della regia, qui l'impianto è ben più fasullo ed elementare. L'obiettivo finale - un'esagerata world jam in cui, però, si sfidano due crew nate e cresciute nello stesso metro quadro - è il tirante unico e scontato della vicenda, punteggiata poi di “numeri” di livello e interesse diseguali. Traghettatore è Moose (Adam G. Sevani), che trasloca da Baltimora a New York City, personaggio indovinato, a metà tra il mondo in camicetta dell'università e quello in costume della scena underground, che avrà l'idea (letteralmente) illuminante, ma la scena romantica è tutta di Luke (Rick Malambri), aspirante regista nonché orfano dal cuore grande (questo è un tratto della franchise, non manca mai).
Il suo film nel film, che dovrebbe costituire l'idea stilisticamente portante di Step Up 3D è, a voler esser generosi, una scialba parodia di Rize, il film di LaChapelle sui krumpers del ghetto nero di Los Angeles, o, ad essere più onesti, il filmino dell'amatore liceale. D'altronde il film parla ai ragazzini e supplisce con le acrobazie ai limiti di una trama standardizzata, nudo archetipo del genere.
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