Casino Royale (2006) (DVDRip)

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USCITA CINEMA: 05/01/2007
REGIA: Martin Campbell
SCENEGGIATURA: Paul Haggis, Neal Purvis, Robert Wade
ATTORI: Daniel Craig, Eva Green, Mads Mikkelsen, Caterina Murino, Judi Dench, Jeffrey Wright, Giancarlo Giannini, Ivana Milicevic...
FOTOGRAFIA: Phil Méheux
MONTAGGIO: Stuart Baird
MUSICHE: David Arnold
DISTRIBUZIONE: Sony Pictures Releasing Italia
PAESE: Gran Bretagna, USA 2006
GENERE: Azione
DURATA: 145 Min

Trama:
Dopo essersi guadagnato due zeri e la licenza di uccidere James Bond, alle origini della sua carriera, è sulle tracce di Le Chiffre, uno spregiudicato banchiere che finanzia organizzazioni terroristiche. L’intervento di Bond manda all’aria i suoi piani, sventando un attentato ai danni di una compagnia aerea. Le Chiffre si ritrova così in debito e in imbarazzo con un misterioso signore della guerra africano, per saldare il conto organizza un’esclusiva partita a poker al Casino Royale nel Montenegro.
Finanziato dal governo e controllato dall’affascinante contabile Vesper Lynd, Bond è tra i dieci ricchi partecipanti che gareggiano per il piatto milionario. Sopravvissuto a una lunga notte di bluff, strategie, inseguimenti, avvelenamenti e torture, sarà l’amore a piegare l’agente britannico e a condizionarne il destino sentimentale.
Dopo aver diretto Goldeneye e il James Bond inconsistente di Pierce Brosnan, Martin Campbell scommette su Daniel Craig e vince senza bluffare al tavolo verde del Casino Royale. Il suo nuovo episodio 007 mostra la genesi di James Bond e colma il suo passato, informandoci sugli antefatti. Il ruvido agente di Daniel Craig mantiene i riferimenti strutturali col Bond “seriale”, confrontandosi con i tratti distintivi del suo personaggio, indagandone nuove possibilità espressive senza mai negarlo.
È vero, Daniel Craig è fenomenologicamente più vicino all’antagonista di Bond, magari russo e magari letale, ma le sue doti recitative rinnovano da sole il mondo narrativo di Bond, rivelando allo spettatore i suoi “ingredienti” e quelli del suo Vodka-Martini. La spia di Campbell, ispirata al primo romanzo di Fleming, è già a suo agio dentro all’azione, alle location esotiche, allo smoking, o alla guida di una Aston Martin, ma è ancora privo di Moneypenny, di Q e dei suoi gadget avveniristici, dei motoscafi, del sesso premio e della presentazione cool (“Il mio nome è Bond, James Bond”). Perché non è ancora Bond, quello di Connery, di Lazenby, di Moore, di Dalton, di Brosnan, il raffinato agente dello spionaggio inglese, bagaglio di un condiviso immaginario collettivo.
In Casino Royale tutto ha l’incanto ma anche la brutale materialità della prima volta. Ottenuti due zeri, ovvero la licenza di uccidere, in un flashback in bianco e nero, Bond affronta la sua prima missione e il suo primo inseguimento: un’incredibile corsa urbana a ostacoli a Nambutu, dietro a un dinamitardo campione di parkour. L’azione, che proietta direttamente il personaggio nelle ambasciate, negli aeroporti e nei luoghi aperti perennemente minacciati da attacchi terroristici, si apre al melodramma, all’autobiografismo e al sentimentalismo. La parte action radicalizzata nella serie viene sottoposta ai movimenti e ai ripiegamenti del cuore, innamorando Bond di Vesper Lynd come da copione e da romanzo. La bella tesoriera della “dreamer” Eva Green determinerà il Bond seduttore e fonderà il presunto sessismo del genere. Luogo di culto e di fascinazione assoluta degli 007 è pure la sigla musicale dei titoli di testa. Sulla canzone di Chris Cornell scorrono i personaggi, allegorizzati in silhouette ridotte in semi di cuori e picche dalla pistola di Bond, finalmente tornato.

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